Non può esistere un musicista senza il suo strumento musicale. Quindi se si vogliono aiutare gli artisti (e tutte le aziende del settore in crisi) si deve partire da questo cambiamento. Il 22% di IVA sugli strumenti musicali che creano arte e cultura è un delitto vero e un delirio. Siamo stanchi della retorica politica “si deve ripartire dalla cultura”, bene, facciamolo veramente. Ci venga spiegato perché un musicista deve pagare il 22% sullo strumento musicale senza il quale non potrebbe esistere come tale. Se è un artista questo gli deve essere riconosciuto, ma a fatti non a parole. Quindi con dei diritti. Abbiamo nell’editoria l’IVA al 4%. Perché certo l’editoria è cultura. Invece Mozart e Miles Davis cosa sono? Inoltre, come già spiegato, avendo un intero popolo di artisti costretto a lavorare in nero, l’IVA rimane solo un costo sulle spalle del musicista. Poi non ci si deve stupire quindi se c’è un intero settore in forte crisi. Il fatturato italiano degli strumenti musicali è di 350 milioni di Euro, in Inghilterra 530, in Francia 680, in Germania un miliardo. Se i negozi vendono meno strumenti, vuol dire che i musicisti comprano meno strumenti. Non è un paese degno del Rinascimento questo.